L'himalaismo invernale, la forma più dura e ancora tutta da esplorare dell'alpinismo, ha una data di nascita: il 17 febbraio 1980, quando Krzysztof Wielicki raggiunge la cima dell'Everest in una spedizione ritenuta impossibile, insieme a Leszek Cichy. A partire da quella salita leggendaria, Wielicki, allora trentenne, diventa un protagonista indiscusso dell'alpinismo mondiale. Quinto uomo ad aver salito senza ossigeno tutti i quattordici Ottomila (di cui cinque in solitaria: Broad Peak, Lhotse, Dhaulagiri, Makalu, Nanga Parbat), è l'unico ad aver salito in prima invernale tre Ottomila, di cui il Lhotse in solitaria, un'impresa mai riuscita ad altri. Ed è da queste esperienze estreme, da un alpinismo quasi visionario, che nasce questo suo libro: perché l'alpinismo generalmente si basa su valori che poco hanno a che fare con la solitudine: la fiducia, la consapevolezza, il prendersi vicendevolmente cura fra compagni di cordata. Le esperienze condivise amplificano la felicità del successo e rendono meno amari i fallimenti. Allora perché questa necessità di arrampicare da solo? È una scelta consapevole o un'ambizione assillante? Il risultato di una combinazione di circostanze? La solitudine in montagna è più profonda, più avvolgente, più toccante? Aiuta oppure ostacola? Insegna qualcosa o aggiunge solo paura al silenzio e al vuoto? Wielicki si pone tutte queste domande, alle quali non c'è una risposta definitiva, e trasmette al lettore con straordinaria immediatezza tutte le sensazioni provate durante una salita ai limiti delle possibilità umane e le emozioni una volta rientrato al campo base.
L'HIMALAISMO INVERNALE, LA FORMA PIÙ DURA E ANCORA TUTTA DA ESPLORARE DELL'ALPINISMO, HA UNA DATA DI NASCITA: IL 17 FEBBRAIO 1980, QUANDO KRZYSZTOF WIELICKI RAGGIUNGE LA CIMA DELL'EVEREST IN UNA SPEDIZIONE RITENUTA IMPOSSIBILE, INSIEME A LESZEK CICHY. A PARTIRE DA QUELLA SALITA LEGGENDARIA, WIELICKI, ALLORA TRENTENNE, DIVENTA UN PROTAGONISTA INDISCUSSO DELL'ALPINISMO MONDIALE. QUINTO UOMO AD AVER SALITO SENZA OSSIGENO TUTTI I QUATTORDICI OTTOMILA (DI CUI CINQUE IN SOLITARIA: BROAD PEAK, LHOTSE, DHAULAGIRI, MAKALU, NANGA PARBAT), È L'UNICO AD AVER SALITO IN PRIMA INVERNALE TRE OTTOMILA, DI CUI IL LHOTSE IN SOLITARIA, UN'IMPRESA MAI RIUSCITA AD ALTRI. ED È DA QUESTE ESPERIENZE ESTREME, DA UN ALPINISMO QUASI VISIONARIO, CHE NASCE QUESTO SUO LIBRO: PERCHÉ L'ALPINISMO GENERALMENTE SI BASA SU VALORI CHE POCO HANNO A CHE FARE CON LA SOLITUDINE: LA FIDUCIA, LA CONSAPEVOLEZZA, IL PRENDERSI VICENDEVOLMENTE CURA FRA COMPAGNI DI CORDATA. LE ESPERIENZE CONDIVISE AMPLIFICANO LA FELICITÀ DEL SUCCESSO E RENDONO MENO AMARI I FALLIMENTI. ALLORA PERCHÉ QUESTA NECESSITÀ DI ARRAMPICARE DA SOLO? È UNA SCELTA CONSAPEVOLE O UN'AMBIZIONE ASSILLANTE? IL RISULTATO DI UNA COMBINAZIONE DI CIRCOSTANZE? LA SOLITUDINE IN MONTAGNA È PIÙ PROFONDA, PIÙ AVVOLGENTE, PIÙ TOCCANTE? AIUTA OPPURE OSTACOLA? INSEGNA QUALCOSA O AGGIUNGE SOLO PAURA AL SILENZIO E AL VUOTO? WIELICKI SI PONE TUTTE QUESTE DOMANDE, ALLE QUALI NON C'È UNA RISPOSTA DEFINITIVA, E TRASMETTE AL LETTORE CON STRAORDINARIA IMMEDIATEZZA TUTTE LE SENSAZIONI PROVATE DURANTE UNA SALITA AI LIMITI DELLE POSSIBILITÀ UMANE E LE EMOZIONI UNA VOLTA RIENTRATO AL CAMPO BASE.
L'himalaismo invernale, la forma più dura e ancora tutta da esplorare dell'alpinismo, ha una data di nascita: il 17 febbraio 1980, quando Krzysztof Wielicki raggiunge la cima dell'Everest in una spedizione ritenuta impossibile, insieme a Leszek Cichy. A partire da quella salita leggendaria, Wielicki, allora trentenne, diventa un protagonista indiscusso dell'alpinismo mondiale. Quinto uomo ad aver salito senza ossigeno tutti i quattordici Ottomila (di cui cinque in solitaria: Broad Peak, Lhotse, Dhaulagiri, Makalu, Nanga Parbat), è l'unico ad aver salito in prima invernale tre Ottomila, di cui il Lhotse in solitaria, un'impresa mai riuscita ad altri. Ed è da queste esperienze estreme, da un alpinismo quasi visionario, che nasce questo suo libro: perché l'alpinismo generalmente si basa su valori che poco hanno a che fare con la solitudine: la fiducia, la consapevolezza, il prendersi vicendevolmente cura fra compagni di cordata. Le esperienze condivise amplificano la felicità del successo e rendono meno amari i fallimenti. Allora perché questa necessità di arrampicare da solo? È una scelta consapevole o un'ambizione assillante? Il risultato di una combinazione di circostanze? La solitudine in montagna è più profonda, più avvolgente, più toccante? Aiuta oppure ostacola? Insegna qualcosa o aggiunge solo paura al silenzio e al vuoto? Wielicki si pone tutte queste domande, alle quali non c'è una risposta definitiva, e trasmette al lettore con straordinaria immediatezza tutte le sensazioni provate durante una salita ai limiti delle possibilità umane e le emozioni una volta rientrato al campo base.