PAOLO PACI METTE IN SCENA UNA TERRA ASPRA E DIFFICILE CON LA SENSIBILITÀ E LA CURA CHE SOLTANTO UN GRANDE CONOSCITORE DELLA MONTAGNA PUÒ DIMOSTRARE. LO FA RACCONTANDO UNA STORIA FAMILIARE CHE UNISCE LA DESCRIZIONE DI UN TERRITORIO IN CONTINUA EVOLUZIONE A UNA PROFONDA INDAGINE DELL'ANIMO UMANO.
ANTONIO È UN ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE, MA È ANCHE UN FIGLIO DELLA MONTAGNA. TORNARE A CONCABELLA, PER LUI, SIGNIFICA COMPIERE UN AMARO TUFFO NEL PASSATO: DA QUEL VILLAGGIO IMMERSO IN UNA NATURA MERAVIGLIOSA, MA CHIUSO E CLAUSTROFOBICO, È FUGGITO OLTRE VENT'ANNI PRIMA, ALLONTANANDOSI DA UN PADRE CHE NON L'HA MAI CAPITO E CHE ORA È MORTO. NELLA VALLE NATIA RITROVA I RESTI DIMENTICATI DELLA SUA FAMIGLIA E LE ANTICHE STORIE DEL PAESE. TRA QUESTE, IL SEGNO INDELEBILE DI UN EVENTO TERRIBILE: IL MONUMENTO CHE COMMEMORA CINQUE PARTIGIANI UCCISI DOPO L'ARMISTIZIO DEL '43. QUEI RAGAZZI, NASCOSTI PER MESI IN UNA BAITA AD ALTA QUOTA, VENNERO RIFORNITI A LUNGO DA UNA GIOVANE STAFFETTA, SANTINA. POI, ALL'IMPROVVISO, LA SPARIZIONE DELLA RAGAZZA, UN MISTERIOSO TRADIMENTO E LA FUCILAZIONE DEI CINQUE. CAMMINANDO PER I SENTIERI SCOSCESI DELLA VALLE E TRA LE VIE DI CONCABELLA, LÀ DOVE ANCORA SI SUSSURRA DELLA TRAGICA FINE DEI CINQUE RAGAZZI, ANTONIO RIPERCORRE LA VICENDA E SI AVVICINA SEMPRE PIÙ A UNA NUOVA VERITÀ CHE COINVOLGE INASPETTATAMENTE LA SUA FAMIGLIA. INDAGARE IL PASSATO SARÀ PER LUI UN MODO PER RICONCILIARSI CON LA MEMORIA DEL PADRE E FARE PACE CON UN LUOGO CHE HA TANTO ODIATO.