A MIA DOMANDA È INGENUA MA SPONTANEA: “DOTTORE, POTRÒ TORNARE A FARE QUELLO CHE FACEVO PRIMA? MI STAVO PREPARANDO PER UNA SPEDIZIONE IN PAKISTAN”… E LUI, CON LA SCHIETTEZZA CHE FORSE IMPONE IL SUO RUOLO, AZZERA IN UN ATTIMO LE MIE ILLUSIONI: ”LA FRATTURA È BRUTTA, L’INTERVENTO SARÀ DIFFICILE… LEI DEVE ESSERE CONTENTO SE TORNERÀ A CAMMINARE COME PRIMA”.
LO STESSO GIORNO, IN UN SUSSULTO DI SENSIBILITÀ, AGGIUNGONO A MICHELA: “SUO MARITO SARÀ DESTINATO A SOFFRIRE”…
BUIO.
NON È LA PRESTAZIONE L’UNICO OBIETTIVO, NON INSEGUO PRIMATI NÉ HO PRETESE DI RAGGIUNGERE TERRE INCONTAMINATE.
SONO LE EMOZIONI INDIVIDUALI, UNICHE, CHE ESPLORO SALENDO LENTAMENTE VERSO L’ALTO.
IN UN AMBIENTE SEVERO, SPESSO OSTILE, DOVE FATICA E DISAGIO METTONO A DURA PROVA LE PROPRIE SICUREZZE E LE RELAZIONI UMANE.
MA È PROPRIO NELL’ALTA QUOTA, QUANDO I PENSIERI SI FANNO CONFUSI, E OGNI PASSO E OGNI SINGOLO GESTO COSTANO INDESCRIVIBILE FATICA, CHE EMERGE LA VERA NATURA DI CIASCUNO DI NOI E, IMMERSI NELL’ESSENZIALITÀ E NELLA PUREZZA, SI CREANO INDISSOLUBILI LEGAMI.
NICOLA BONAITI, CLASSE 1968, VIVE LA MONTAGNA DELL’ALTA QUOTA COME MOTIVO DI CONFRONTO CON LA SUA SENSIBILITÀ E LA VOGLIA DI MISURARSI. DALLE PRIME ESPERIENZE IN ECUADOR E ALASKA, PASSA A SALIRE GLI 8000 HILALAYANI E, MALGRADO UN GRAVE INCIDENTE SUBITO NEL PERIODO DEL COVID, RIESCE A RAGGIUNGERE LE CIME DI CHO OYU, LHOTSE E NANGA PARBAT.
UN LIBRO INTENSO E ALLO STESSO TEMPO IRONICO, PRIVO DELL’EROISMO TIPICO DEL MONDO DELL’ALTA QUOTA.