NANDO È NATO E CRESCIUTO IN MONTAGNA. HA MOSSO I PRIMI PASSI SUI SENTIERI SCOSCESI CHE SI INERPICANO VERSO LA CIMA E, ANCHE QUANDO È STATO COSTRETTO A LAVORARE IN UN CANTIERE A FONDOVALLE, HA SEMPRE DESIDERATO TORNARE A QUEL SILENZIO, ALL’ULTIMA LUCE CHE ACCENDE IL BOSCO LA SERA, AL MASO SOLITARIO CHE LO PROTEGGE DAL RUMORE DEL MONDO. PER QUESTO, QUANDO IL MILANESE DICE DI AVER SENTITO, IN UNA NOTTE DI TEMPESTA, IL RUGGITO POTENTE DI UN ANIMALE E IL RASPARE CATTIVO DELLE SUE UNGHIE CONTRO LA PORTA, NANDO NON GLI CREDE. IL MILANESE CHE HA LASCIATO UN LAVORO SICURO IN CITTÀ PER ANDARE A VIVERE CON LE VACCHE E A VANGARE L’ORTO NON CONOSCE LE MONTAGNE, NON SA DI CHE COSA PARLA. NESSUN ANIMALE È IN GRADO DI SRADICARE UN LARICE, DI FAR TREMARE UNA STALLA. QUANDO PERÒ SILVIA, UNA DELLE POCHE PERSONE IN GRADO DI STRAPPARE NANDO ALLA SUA SOLITUDINE, GLI CONFESSA CHE ANCHE LEI HA SENTITO QUALCOSA E HA PAURA, LUI SI METTE IN CAMMINO VERSO QUEL MISTERO. PARTE DI NOTTE, SOLCA IL SILENZIO VERDE DELLA BOSCAGLIA, ATTRAVERSA LA PURA EMOZIONE DEI LUOGHI INTATTI, VIVE LA BELLEZZA DI UNA NOTTE SOTTO IL CIELO STELLATO, DI UNA RADURA DOPO UN INESTRICABILE GROVIGLIO DI RAMI. E RIVEDE IL PASSATO CON I SUOI FANTASMI, LE OMBRE DEI SOGNI CHE NON HA POTUTO REALIZZARE, L’AMORE CHE NON HA AVUTO IL CORAGGIO DI DIFENDERE. AL RITMO CADENZATO DEL SUO RESPIRO, NANDO TROVERÀ LA STRADA VERSO CIÒ CHE MINACCIA IL PAESE. PERCHÉ LA MONTAGNA DÀ MOLTO, TUTTO, A QUELLI COME LUI, MA SA QUANDO È GIUNTO IL TEMPO DI FAR PAGARE UN PREZZO.