COSA INTENDIAMO QUANDO PARLIAMO DI VITE STRAORDINARIE? FORSE UNA RISPOSTA POSSIAMO TROVARLA RIPERCORRENDO LA STORIA DI GIOVANNA ZANGRANDI, COME CE LA PRESENTA NEL SUO SAGGIO INTRODUTTIVO BENEDETTA TOBAGI. VITE IN CUI LA RICERCA DEL PROPRIO VERO SÉ PASSA PER UNO PSEUDONIMO, ANNA, NOME DI BATTAGLIA ASSUNTO DALL'AUTRICE DURANTE LA RESISTENZA E PROTAGONISTA DI QUESTO LIBRO. VENTI MESI TRASCORSI TRA I BOSCHI E LE MONTAGNE DEL CADORE, NON PIÙ META DI ESCURSIONI E DISCESE CON GLI SCI IN LIBERTÀ, MA LUOGHI DOVE SI COMBATTE LA GUERRA DI LIBERAZIONE. E MENTRE ANNA FA LA SUA PARTE, GIOVANNA SCRIVE, RIEMPIENDO QUADERNI CHE A UN CERTO PUNTO DOVRÀ SOTTERRARE A 1700 METRI, SOTTO LE CIME DELLE MARMAROLE, NELLE DOLOMITI ORIENTALI, E CHE RECUPERERÀ SOLO A GUERRA FINITA. QUEI QUADERNI SARANNO LA MATERIA PRIMA A PARTIRE DALLA QUALE ZANGRANDI RICOSTRUIRÀ LA STORIA DI ANNA E DEI SUOI «GIORNI VERI». VERI NON SOLO PERCHÉ VERAMENTE VISSUTI, MA ANCHE PERCHÉ DELLA RESISTENZA L'AUTRICE RESTITUISCE UN'IMMAGINE VIVA, DIRETTA, TUTT'ALTRO CHE RETORICA, ESPRESSA IN UNA SCRITTURA DI GRANDE MODERNITÀ.