Le avventure di un esponente dell’anarchismo torinese sono l’occasione per ricostruire la storia italiana del Novecento. In particolare, la storia di quella grande industria che costituì il ?sogno? torinese e che si declinò anche in lotte operaie, abusi, concertazione fra sottoposti e padroni. Il contesto è quello del secolo ?breve? e della sua corsa veloce: due guerre, il boom economico, l’industria, l’accelerazione del capitale. Le ricostruzioni e le involuzioni.
Come sempre la storia è fatta dagli uomini e la nipote di Maurizio Garino riconsegna ai lettori le sfumature di un personaggio ritenuto per anni, dalle forze dell’ordine piemontesi, pericoloso. Morissi Garin non fu solo un soggetto da tenere sotto controllo: fu anche un imprenditore, un autodidatta, un concertatore delle lotte operaie. Un fondatore della Scuola Moderna. Un amico di Gramsci. Quello che andava a esporre le questioni al senatur Agnelli. Un padre, infine un nonno, che da anziano andava a leggere il giornale immancabilmente, tutti i giorni, in villeggiatura, sul molo lungo di quella località di mare che portava il suo nome: Porto Maurizio.