IN BICICLETTA ERA UN DIO. IN CORSA AVEVA UN TALENTO PRODIGIOSO. QUANDO VINCEVA, LO FACEVA CON UNA IMPRESSIONANTE NATURALEZZA. MA LA SUA FAVOLA DURÒ POCHISSIMO. PERCHÉ FRANK VANDENBROUCKE, QUANDO NON CORREVA IN BICICLETTA, AVEVA UN TEMIBILE NEMICO: SE STESSO. A METÀ DEGLI ANNI NOVANTA, QUANDO NEL CICLISMO IL DOPING INIZIÒ A DILAGARE IN MANIERA SISTEMATICA, IL GIOVANE E BIONDO VDB INFIAMMÒ PER UNA BREVISSIMA STAGIONE I SUOI TIFOSI, VINCENDO IN MODO ENTUSIASMANTE CORSE COME LA PARIGI-BRUXELLES, LA PARIGI-NIZZA, LA GAND-WEVELGEM E, NEL 1999, LA LIEGI-BASTOGNE-LIEGI, IL SUO CAPOLAVORO. MA ANCHE IL SUO CANTO DEL CIGNO. SPIRITO INQUIETO E RIBELLE, VANDENBROUCKE A SOLI 25 ANNI INIZIÒ UN TORMENTATO E INESORABILE DECLINO: CONTRATTI NON RISPETTATI, LITIGI CON I DIRETTORI SPORTIVI, E POI DROGA, CRISI CONIUGALI E, ADDIRITTURA, TENTATIVI DI SUICIDIO. A NON ANCORA 34 ANNI VENNE TROVATO MORTO IN UNA STANZA DI ALBERGO IN SENEGAL. ANDY MCGRATH, CON UN ATTENTO E APPASSIONATO LAVORO D'INCHIESTA, ATTINGENDO A TESTIMONIANZE DI PRIMA MANO DI CHI LO HA CONOSCIUTO DA VICINO, METTE A NUDO LA BIOGRAFIA DI FRANK VANDENBROUCKE E NE RENDE APPIENO IL DISPERATO CARISMA E IL MALEDETTO DESTINO.