Dopo la traversata del continente africano, Filippo, il ‘Toubabou’, torna in sella in uno dei paesi più affascinanti e malfamati al mondo: il Pakistan.
Sul manubrio non ci sono GPS e contachilometri. L’intenzione è chiara: Filippo non viaggia per accumulare chilometri, ma vuole conoscere la parte più autentica del paese, con i suoi disagi, i suoi incanti, le sue culture, e fare quattro chiacchiere con gli abitanti.
Due mesi in sella, una frana scampata per pochissimo, una partecipazione goliardica a un documentario per la TV, confini interdetti e incontri non richiesti coi famigerati servizi segreti. Non c’è dubbio: il miglior piano è non averne affatto. Filippo si ritrova così ad esplorare valli remote, lontane dai circuiti turistici, in un mondo genuino e ospitale. Alle pendici dei monti più alti del pianeta, l’autore posa la bici, carica i bagagli sui muli, e si addentra in un altro mondo, fatto di roccia e di ghiaccio. Qui si sono scritte pagine indelebili dell’alpinismo e dell’esplorazione, e Filippo le sfoglia con riverenza per il lettore.
In un villaggio del Kashmir, gli amici lo nominano ambasciatore di Pace in Italia. Con la minaccia dei talebani ormai lontana, il Nord è pronto ad accogliere i viaggiatori. Perciò Filippo accetta l’incarico e racconta la sua avventura, mentre nella sua testa risuona il grido: “Pakistan Zindabad!”.
Lunga vita al Pakistan!