MILANO, SEI MAGGIO 1945. SFILANO I COMANDANTI DEL CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ, UNA SORTA DI STATO MAGGIORE DELLA RESISTENZA, IL BRACCIO ARMATO DEL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE.
UNA FOTO LI RITRAE TUTTI INSIEME – FERRUCCIO PARRI, RAFFAELE CADORNA, LUIGI LONGO, ENRICO MATTEI, MARIO ARGENTON – E TRA LORO C’È ANCHE IL COMANDANTE MARCO FEDERICI, AL SECOLO GIOVANNI BATTISTA STUCCHI. LO ZIO BATTISTA. UNA VITA DA SOCIALISTA, SEMPRE A SINISTRA, CON UN PASSATO DA UFFICIALE DEGLI ALPINI NELLA RITIRATA DI RUSSIA, DA RAPPRESENTANTE DEI PARTIGIANI ITALIANI PRESSO I SERVIZI SEGRETI AMERICANI E INGLESI IN SVIZZERA, QUINDI COMANDANTE UNICO DELLA REPUBBLICA PARTIGIANA DELL’OSSOLA NEL 1944. VITA ROCAMBOLESCA DI UN UOMO TRANQUILLO, UNA VICENDA APPASSIONANTE CHE L’AUTORE INSEGUE PER VENT’ANNI E CHE RIESCE A METTERE SU CARTA SOLO GRAZIE A UN ESPEDIENTE NARRATIVO CAPACE DI AVVICINARLO A LUI: UN TRAVESTIMENTO DA NIPOTE CHE GLI PERMETTE DI RACCONTARE “IN PUNTA DI PIEDI”, CON QUELL’INTIMITÀ DELICATA CHE NON INVADE E NON DISTURBA MA PERMETTE I DIALOGHI PIÙ PROFONDI E SINCERI, CON NOI STESSI E CON CHI NON È PIÙ.
UN VIAGGIO SUL FILO DI MEMORIE VECCHIE E NUOVE, UN RACCONTO DI RESISTENZA, UNA RIFLESSIONE SULLA VITA CHE HA IL SAPORE DOLCEAMARO DEL NOVECENTO, EPPURE, O FORSE PROPRIO PER QUESTO, RIESCE A ESSERE PIÙ ATTUALE CHE MAI.