Con Caccia al topo, Zovi costruisce una profonda riflessione sul nostro rapporto con gli animali, sul modo in cui li sfruttiamo e su come leghiamo a loro la nostra vita.
Una sera, nella sua casa sull’altopiano di Asiago, Daniele Zovi scopre un topolino. È immobile sui gradini che portano alle camere da letto e nonostante la presenza di un umano, non fugge, anzi resta lì con gli occhi fissi nei suoi. È così che Zovi, profondo conoscitore della natura ed esperto amante degli animali, comincia la sua caccia al topo. I topi mangiano le sue provviste, rosicchiano le prese e lasciano spiacevoli tracce in tutte le stanze. Ma lui, dopo quello scambio di sguardi, non vuole ucciderli. Vuole semplicemente catturarli per poi rimetterli in natura. In un susseguirsi di tentativi a tratti esilaranti, acquista trappole sempre più sofisticate, girando tra gli specialisti della zona alla ricerca di una trappola non letale che riempie di leccornie. Ma la maggior parte delle volte la preda dimostra un’astuzia e un’intelligenza inaspettata, e riesce a evitare la cattura.