LA VOCE AFFABILE E MAGNETICA DI STEFANO DAL BIANCO RAGGIUNGE QUI UNA RARA FELICITÀ DI PRONUNCIA LIRICA, E SI CONFERMA UNA TAPPA OBBLIGATA PER CHIUNQUE VOGLIA ORIENTARSI NEL RICCHISSIMO SPETTRO DELLA POESIA ITALIANA.
«CIÒ CHE CI SOSTIENE È LA TEMPESTA.»
UN UOMO SE NE VA A SPASSO COL SUO CANE PER LE STRADE, I SENTIERI, I BOSCHI, I CAMPI E LUNGO IL FIUME NEI PRESSI DI UN PICCOLO BORGO NELLE COLLINE SENESI. TUTTI I GIORNI, PER TANTE STAGIONI, L'UOMO E IL CANE IMPARANO E SCOPRONO QUALCOSA, INCAPPANO IN AVVENTURE NUOVE. SI CREA COSÌ UNA SORTA DI CONCERTO A TRE VOCI, DOVE LA TERZA, ONNIPRESENTE E SILENZIOSA, MA NON DEL TUTTO, È QUELLA DEL PAESAGGIO. UNA NATURA APPARENTEMENTE NON CORROTTA, A VOLTE PROTETTIVA, A VOLTE SOTTILMENTE INQUIETANTE, MA SEMPRE IN GRADO DI TRASCENDERE, O DI COPRIRE, LA PENOSA PENA DEL VIVERE. IL PARADISO È QUI, SEMBRA DIRE QUESTO LIBRO, QUASI IN BARBA ALLE TRISTEZZE E ALLA NEGATIVITÀ DI MOLTA POESIA DI OGGI. EPPURE NON C'È ALCUNA RIMOZIONE DEL DRAMMA INDIVIDUALE E COLLETTIVO CONTEMPORANEO, CHE INVECE RIMANE BEN PRESENTE, MA COME SE DAVVERO FOSSE STATO SUPERATO E RELEGATO SULLO SFONDO DA UNA SORTA DI SUPERIORE, ADULTA, SAGGEZZA.