«Sono stato in guerra per poco più di un anno, nemmeno un settantesimo della mia vita. Ma quella, solo quella, è stata la mia vita. Il resto non ne è stata che una premessa e un'appendice... Io vorrei solo chiedere, a chi ordina le guerre, se l'uomo è nato davvero per combatterle. È una domanda che né io né altri potremo mai fare direttamente a qualcuno, ma che resterà in noi anche quando saremo solo polvere. Qualcuno, a un certo punto, udrà le nostre urla.» È il testamento morale del protagonista del romanzo, un ufficiale ventiduenne che ha perso quel che restava dei suoi uomini, senza però vederli morire, durante la ritirata dalla Russia e dall'Ucraina dell'esercito italiano, nel 1943, quando gli occupanti eravamo noi. E li perde proprio nelle pianure dove oggi, nel 2022, si è tornati a combattere e a uccidere. Gli 'ufficialmente dispersi', che il Sottotenente cercherà per tutta la vita, sono rimasti in quella terra, sepolti da qualche parte, e il monito del loro comandante sembra il monito di un soldato di oggi che è ancora lì con in mano un fucile o dentro un carro armato. E chiede a sé stesso 'perché?'
È IL TESTAMENTO MORALE DEL PROTAGONISTA DEL ROMANZO, UN UFFICIALE VENTIDUENNE CHE HA PERSO QUEL CHE RESTAVA DEI SUOI UOMINI, SENZA PERÒ VEDERLI MORIRE, DURANTE LA RITIRATA DALLA RUSSIA E DALL’UCRAINA DELL’ESERCITO ITALIANO, NEL 1943, QUANDO GLI OCCUPANTI ERAVAMO NOI. E LI PERDE PROPRIO NELLE PIANURE DOVE OGGI, NEL 2022, SI È TORNATI A COMBATTERE E A UCCIDERE. GLI “UFFICIALMENTE DISPERSI”, CHE IL SOTTOTENENTE CERCHERÀ PER TUTTA LA VITA, SONO RIMASTI IN QUELLA TERRA, SEPOLTI DA QUALCHE PARTE, E IL MONITO DEL LORO COMANDANTE SEMBRA IL MONITO DI UN SOLDATO DI OGGI CHE È ANCORA LÌ CON IN MANO UN FUCILE O DENTRO UN CARRO ARMATO. E CHIEDE A SÉ STESSO “PERCHÉ?”
«Sono stato in guerra per poco più di un anno, nemmeno un settantesimo della mia vita. Ma quella, solo quella, è stata la mia vita. Il resto non ne è stata che una premessa e un'appendice... Io vorrei solo chiedere, a chi ordina le guerre, se l'uomo è nato davvero per combatterle. È una domanda che né io né altri potremo mai fare direttamente a qualcuno, ma che resterà in noi anche quando saremo solo polvere. Qualcuno, a un certo punto, udrà le nostre urla.» È il testamento morale del protagonista del romanzo, un ufficiale ventiduenne che ha perso quel che restava dei suoi uomini, senza però vederli morire, durante la ritirata dalla Russia e dall'Ucraina dell'esercito italiano, nel 1943, quando gli occupanti eravamo noi. E li perde proprio nelle pianure dove oggi, nel 2022, si è tornati a combattere e a uccidere. Gli 'ufficialmente dispersi', che il Sottotenente cercherà per tutta la vita, sono rimasti in quella terra, sepolti da qualche parte, e il monito del loro comandante sembra il monito di un soldato di oggi che è ancora lì con in mano un fucile o dentro un carro armato. E chiede a sé stesso 'perché?'